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lunedì 7 febbraio 2011

Nobili traghettatori




di Athos A. Altomonte

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La solitudine è la condizione di chi, avanzando, lascia indietro se stesso: il sé plumbeo; e si separa anche da tutti coloro che riconoscono solo quel metallo minore. Allora, vista sotto un diverso punto di vista, la solitudine può apparire come una posizione privilegiata, magari pesante, ma pur sempre d'elite. Per eletti non intendo solo gli Iniziati maggiori, ma anche coloro che si lasciano dirigere sul Loro stesso Sentiero. E chi edifica Cattedrali sottili, per rappresentare nel mondo delle Idee i principi sanciti dai grandi Eletti, è un Operaio della Grande Opera. Un'Opera di cui i Templi fisici sono solo l'ombra nella materia
Così è detto.





Ognuno prima o poi deve fare la "grande scelta". Lasciarsi alle spalle la Città dell'Illusione per avviarsi ad attraversare il "deserto infuocato", perdendo di vista gli abitanti che abitano su quella sponda, mentre non sono ancora in vista quelli che abitavano sulla sponda opposta. E rimandare non serve (vedi Attenti a coloro che non hanno tempo).
Ma quando la decisione è presa non bisogna cedere alla malinconia, male frequente nel viaggiatore incerto, perché sarebbe solo d'intralcio al cammino. Perciò, non resta che stringere i denti ed accelerare il passo, anche se ciò, inevitabilmente, può comportare dolore. Grande velocità grande dolore finiscono per svilupparegrande resistenza: e questa è la via che sfocia nel potere dell'Atto di Volontà.
Tuttavia non tutti sono "arrampicatori". Molti hanno paura delle altezze e preferiscono vie comode su cui attardarsi. È proprio in quei cammini che s'incappa nelle "tele di ragno" intessute da chi va a caccia dei senza vista, perché sono quelle le "prede" più facili d'aspettare al passo.
D'altronde nessun "Nero" si avventura per le vette, tanto meno vanno incontro ai più "agguerriti".
In fondo perché rischiare un ambiente ostile (le vette) e l'incontro con i Viaggiatori agguerriti, quando sui pianori abbondano prede indifese? Allora si "urla" per cercare di allertare qualcuna delle possibili vittime, pur sapendo che la maggior parte finirà nella rete e morirà per sempre.
Non si può afferrare la mano di qualcuno, per tirarlo via, a meno che non sia lui stesso a tenderla. Ciò significherebbe infatti interferire con il suo Karma. E questo è vietato.
Ecco che non resta che "gridare da lontano", fare gesti, ma di più non si può. E se un "non vedente" fa finta di niente, allora, Karma (vedi Legge del Karma). Bisogna lasciarlo al suo destino di morte, perché così lui ha scelto.
Questo è il senso della Compassione. Per l'irreversibile morte delle personalità che non riescono a collegarsi con l'Ego (Ponte arcobaleno o Antahkarana), tutte destinate al completo dissolvimento.
Questo è molto triste, soprattutto per l'insensata allegria che spesso si vede stampata sui volti di chi s'appressa verso un penoso destino. Ogni personalità da sola è priva di Libero Arbitrio. Senza collegamento con l'Ego superiore (l'occhio dell'Anima), il se impermanente ha solo libertà di scelta (vedi Libertà di scelta e Libero arbitrio), e questa è la più grande fonte di guai per i "non vedenti".
I più perspicaci usano l'appoggio di un bastone (l'Insegnamento vivente), per guidarsi e sondare il terreno che non vedono. Il bastone, però, bisogna saperlo usare. E se non si è capaci, magari sarebbe meglio affidarsi alla guida di qualcuno che ci vede di più e che conosce meglio il terreno.
Ecco che, anche nel deserto, ci sono molti fratelli che fanno i "traghettatori". Tra i volenterosi, i più veloci vanno e vengono per "guidare" i viaggiatori più lenti al di là del tratto più solitario.
Questo allunga di molto la loro permanenza nel "deserto infuocato". Ma lo fanno volentieri, anche perché sanno di far parte di un'onda in cui resteranno finché anche l'ultima goccia non sarà travasata nel "prossimo bacino".

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