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domenica 25 dicembre 2011

E' NATALE : PRENDI QUELLO CHE C'E'

È una sciocchezza, dice la ragione
È quel che è, dice l’Amore

È un incidente, dice il calcolo
Non è che dolore, dice la paura
È inutile, dice il giudizio
È quel che è, dice l’Amore

È ridicolo, dice l’orgoglio
È sconsiderato, dice la prudenza
È impossibile, dice l’esperienza
È quel che è, dice l’Amore
(Erich Fried)

IL NATALE E' COME L' AMORE  , NON NUTRIRE ASPETTATIVE O RESTERAI SEMPRE DELUSO 
"PRENDI QUELLO CHE C'E'"
E POTRAI GIOIRE DI TUTTO QUELLO CHE VERRA' 
PERCHE' OGNI COSA SARA' INASPETTATA


Il Natale è sempre stato uno  dei periodi più difficili dell'anno perchè,  c'è nell'aria l'idea di DOVER ESSERE FELICI PER FORZA! 
e se felici non lo si è?
Allora, la cosa importante è cercare  vivere questo momento in un modo diverso... 

auguro a tutti la serenità che meritate e la possibilità di trovare la strada che vi porterà a stare bene!!!



mercoledì 21 dicembre 2011

DESIO : CITTADINA VERGOGNOSA E IRRICONOSCENTE


http://blog.libero.it/madeindesio/10908075.html


Andate a leggervi l' articolo del link che ho messo , anche un solo albero e i migliori Auguri di Natale possono far imbestialire la gente .. che purtoppo non sa' CHE GIA' BESTIA E' ..
Ebbene io sono GUARITA da tutte le mie malattie e problemi solo grazie al Dr Lemme e a FILSOFIA ALIMENTARE , questo Blog ne e' la prova , voi che leggete lo sapete , non potevo non schierarmi contro tutti quelli che si permettono di GIUDICARE senza avere le prove , non posso non difendere quello che porta benessere , non posso  a questo punto non giudicare l'ignoranza dei desiani , e la mia lettera aperta a tutti i cittadini CRITICONI e' la seguente , spero verra' pubblicata tra i commenti del blog , ma anche se cosi' non fosse questo' e' cio' che ho IO DA DIRE :


LETTERA APERTA AI DESIANI
OGGETTO : ACCUSARE E DIFENDERE

Cari desiani
gente di poca fantasia , gente troppo uguale a tanta altra gente e che attraverso questi commenti non fa' altro che dimostrare per l'ennesima volta di pensarla alla stessa maniera “ di sempre “ .
Ma vi rendete conto che non esiste la benche' minima evoluzione in cio' che scrivete ? I vostri pensieri sono STATICI .
Per dimostrarvelo prendiamo come esempio il caso “ Dr Lemme “ : cio' che esprimete come parere nei suoi confronti e' UGUALE IDENTICO a quello che dicevate un anno fa' , o tre anni fa' , o 10 anni fa' ( cercate articoli nel web su questo argomento e ne avrete la prova tangibile ) . Le cose che scrivete ed esprimete sono SEMPRE LE STESSE , cio' significa che non c'e' evoluzione e non c'e' progresso in quello che pensate . Ma il bello di tutto questo sapete quale e' ?
Che in realta' sono solo le vostre idee a non essere cambiate , infatti se vi fermate ad analizzare il percorso che ha compiuto il Dr Lemme in questi anni vi potrete rendere conto che Lui di passi in avanti ne ha fatti parecchi, anzi e' addirittura anni luce avanti a TUTTI ( e quest' anno anche se non contate gli anni almeno potete godervi LA LUCE del Natale sponsorizzata da LUI ) Il Dr lemme in piu' di 10 anni ha portato avanti le sue ricerche innovative , curando con il solo uso del cibo tantissime malattie , disturbi , patologie e problematiche piu' di 14 MILA PERSONE – VERE – ESISTENTI ( sapete quante sono 14 mila persone che hanno messo piede nella vostra cittadina , persone arrivate da tutta Italia e anche dall' estero ? Vi rendete conto ? ) le sue ricerche pur non seguendo l'etichetta imposta dal sistema suscitano l'interesse da parte di TUTTA LA MEDICINA E LA SCIENZA DELL' ALIMENTAZIONE , infatti noterete che sempre piu' spesso gli argomenti trattati nei dibattiti e nelle ricerche sono quelli che ha lanciato e scoperto LUI ( se volete scoprire quali sono andate a leggervi il testo da lui scritto : L'UOMO CHE SUSSURRAVA AI CICCIONI ) .
Avrete notato che anche i Mass Media sono particolarmente interessati a questo GENIO DR LEMME , le ospitate televisive ormai non si contano piu' e l'audience quando lui e' ospite e' sempre ai picchi massimi , e' INNEGABILMENTE INNOVATIVO , mai uguale , sia nelle ricerche sia come PERSONAGGIO eclettico , esuberante , goliardico , e sempre sfacciatamente SINCERO pronto a dirVi in faccia tutta la verita' ( cosa che I MEDICI purtoppo non fanno e non sanno fare , essendo dei VENDUTI ) eppure il Dr Lemme e' sempre pronto a tutto , persino ad ascoltare le peggiori eresie della gente , come quelle che scrivete VOI …CARI CITTADINI DI DESIO e nonostante tutto questo vento sempre a SFAVORE lui vi sposnsorizza il Natale e nella vita riesce sa stare sempre un passo avanti a tutti , ne avrete ben presto una ulteriore prova e conferma con l' avvio del PROGETTO SALUTE A COSTO ZERO “ TUTTO GRATIS “ , un progetto unico al mondo che permettera' a TUTTI e dico TUTTI in modo DEMOCRATICO E GRATIS di poter imparare a curarsi con il cibo .
Ed ora parliamo di questioni di LOGICA : sapete che il Dr Lemme gestisce L' ACCADEMIA DI FILOSOFIA ALIMENTARE ? Una vera e propria scuola a tutti gli effetti , dove non si impara solo ad aprire la bocca per ingurgitare cibo e masticare , ma si impara anche ad USARE IL CERVELLO , ed e' proprio a fronte di questo “ imparare “ che ribadisco il concetto che i vostri commenti sono veramente ANTICHI ormai OBSOLETI , ma se vogliamo confrontarci su questo argomento vi invito nuovamente a leggere il libro “ L'UOMO CHE SUSSURRAVA AI CICCIONI “ e in particolar modo il capitolo sull'uso delle logiche nella storia , e cosi' capirete che il metodo e' una vera e propria scuola di vita , purtoppo dimostrate che di scuola voialtri ne avete fatta poca e male , poiche' non siete nemmeno in grado di apprezzare 4 cartelli intorno ad un albero che racchiudono in modo molto positivo riflessioni UNIVERSALI sulla vita , condivisibili da tutti che riguardano l'essere umano e non solo chi fa' parte o no di filosofia alimentare , o chi e' cattolico o ateo o verde o nero o giallo , eppure siete stati capaci di contestare anche questo !
Bene , io penso che dovreste essere FIERI ED ONORATI di avere come cittadino il Dr Lemme , infatti analizzando bene quello che siete DIVENTATI , cioe' una cittadina di schifezze , lui e' l'unico che finalmente puo' dare LUSTRO E ONORE ALLA VOSTRA CITTA' .
Se non fosse per la presenza del Dr Lemme , io di Desio cosa saprei ?
Leggendo i giornali , guardano il Web , guardando i telegiornali , io leggo di Desio come di una cittadina piena di MALVIVENTI – MAFIOSI – ASSASSINI – MALFATTORI !
Cari Desiani , voi siete questo ? Io Leggo di arresti a persone che presidiavano alte cariche e che sono state votate con fiducia e maggioranza da voi , leggo di delitti passionali ( gente che fatica a gestire le emozioni ? ) e delitti di rese dei conti criminali ( mafia ? ) leggo di societa' che dalla mattina alla sera chiudono e creano disoccupazione e disperazione a CENTINAIA di persone . E oltre a quello che leggo posso elencarvi quello che VEDO , vengo a Desio ( per andare dal Dr Lemme ) almeno 6 volte al mese , vi lascio soldi e quattrini per parcheggi a pagamento , ma ogni volta che parcheggio la macchina ( e parlo del centro non della periferia ) cammino SPAVENTATA perche' tutto e' malmesso , incustodito , buio e pieno di gente poco affidabile , e non ho mai notato la presenza di 1 vigile o di personale della sorveglianza che mi abbia mai dato un senso di sicurezza , e se torno alla macchina con il buio la paura si raddoppia alla massima potenza , per non parlare della situazione degli asfalti delle vostre strade , direi pietose e malconce , addirittura lo scorso inverno ho avuto un danno ad un pneumatico causato dalle buche che si erano formate dopo le pioggie , e non ho agito con un'azione legale contro il vostro Comune solo per pieta' ma conservo per tutto questo la mia massima indignazione .
Se poi mi guardo intorno mentre viaggo , ogni volta noto che il vostro panorama edilizio e' SEMPRE PEGGIO con palazzi brutti e nuove costruzioni che sorgono senza criterio e senza il rispetto dell' ambiente e di quelle regole ECOLOGICHE che in tutto il pianeta stanno prendendo piede ( a quanto pare siete una brutta isola a parte )
Ma siete mai andati a dare un'occhiata agli ambienti creati dal Dr Lemme? Avete visto le opere d'arte nell' arredamento , la cura degli ambienti e le innovazioni edilizie e architettoniche che ha messo in opera nel massimo rispetto e con l'osservazione delle regole per le costruzioni che ha edificato a Desio ? Andate a verificare anche questo cari desiani , perche' Vi garantisco che anche li' lui Vi PUO' DARE ESEMPIO .
Il vostro paese crea e produce MALE , e lui invece e' FRUITORE DI BENESSERE .
Un vero PARADOSSO !
Come avete potuto notare CRITICARE e' molto semplice , ANALIZZARE e PENSARE invece e' tutta un' altra faccenda , adesso vi invito a confrontarvi ,usando il cervello , usando le PROVE VERE . (Siate Fieri di chi avete la fortuna di avere “ in casa “ )
CARI DESIANI SE CI SIETE BATTETE UN COLPO …
O SIETE SOLO BRAVI A BATTERE I MARCIAPIEDI ?
Cordiali saluti e Buone Feste Natalizie “ illuminanti “
Daniela Moscatelli
Gussago ( Brescia )  


sabato 17 dicembre 2011

Natale Non è per Tutti

Anche quest' anno per me e' un Natale Magico pieno di sorprese   , l'evoluzione mi ha portata dopo  il Natalem  del 2010 a ritrovare il gusto di vivere un Nuovo Natale 2011 nel modo piu' tradizionale " cioe' sotto un grande Abete  illuminato da preziosi  doni e perle di saggezza  " e in mezzo ad un ricco presepe dove tutti i personaggi sono uno , dove ognuno puo' essere tutti i personaggi .
Ho trovato il falegname S' Giuseppe , ho trovato l'anima buona di Maria , ho trovato il calore di un gregge , la direzione di un pastore , la guida di una Cometa , e un dono che mi hanno portato i Magi .
Ho avuto la mia "benedizione " , mi sono sentita un angioletto , ha avuto inizio IL MIO NATALE , un Natale che ... non e' per tutti !!!


lunedì 12 dicembre 2011

cambia- MENTI

In realtà la maggior parte dei problemi che ci tormentano sono quelli che vogliamo avere. siamo vincolati alle nostre difficoltà in quanto sono loro che formano la nostra identità, sono loro che ci permettono di definirci in quanto persone con un determinato carattere. la gente vuole smettere di soffrire ma non è disposta a pagarne il prezzo, a cambiare, e desidera continuare a vivere in funzione dei suoi adorati problemi.

Jodorowsky




sabato 3 dicembre 2011

NON PIANGO PIU' GRAZIE A FILOSOFIA ALIMENTARE

Non piango piu' , per una semplice ragione :
CON FILOSOFIA ALIMENTARE 
HO SMESSO DI PIANGERE 
HO IMPARATO A GESTIRE LE EMOZIONI 

Lacrima  facile , tale e quale alla mia mamma , ho sempre pianto anche per niente , ho pianto davanti ai grandi occhi della maestra che conosceva questo mio difetto , ho pianto al lavoro con colleghi e titolari , ho pianto con fidanzatini e marito  , ho pianto con amici , amiche , mi sentivo delusa e piangevo , mi sentivo ferita e piangevo ,  ho pianto per la rabbia che questo mio pianto potesse sembrare un  arma  per sembrare piu' debole e innocente , ho odiato il pianto quando non avrei mai voluto piangere e invece non potevo trattenermi  e non riuscivo a trattenermi .
Ho pianto la notte da sola insieme ai miei pensieri , ho pianto cercando abbracci e consolazioni , ho pianto per la rabbia verso le critiche che ricevevo , ho pianto  per mille motivi , ma anche per nessun motivo . 
Ho pianto davanti ai  medici che  cercavano di capire perche' piangevo sempre , ho pianto per amore , ho pianto di fronte allo specchio , tante volte perche' non mi piacevo , ho pianto  per la paura di certe situazioni , ho pianto per il dolore , ho pianto per la morte delle persone care che mi hanno lasciata , ho pianto per la gioia e ho pianto per  la felicita' .
Ho pianto " a caso " senza mai poter controllare le lacrime .
Ho pianto e mentre piangevo l'unica cosa che gli altri mi hanno sempre detto e' : LASCIA USCIRE LE LACRIME CHE FA' BENE !!
e mi sono sempre chiesta : Ma a chi fa' bene ?  
A me le lacrime non hanno mai fatto bene onestamente , dopo ogni pianto mi son sempre sentita stanca , scarica , triste , senza forze e senza energie .

Stamattina pensavo  : e' da molto che non piango , e l'ultima volta che l'ho fatto ho pianto sola , per una situazione  , uno sfogo solitario  e preciso , un pianto di considerazioni che NON  cercava  consolazioni .

Stamattina pensavo : che bello !!!

NON PIANGO PIU'


in questo link c'e' una prova di quanto dico 
http://www.tantasalute.it/articolo/lacrime-questione-di-biochimica-e-di-serotonina/20097/





mercoledì 30 novembre 2011

GUARIRE DALLA BULIMIA SENZA PERDERE TEMPO

Quanto tempo ho perso restando a guardare quello che facevo , testarda sempre , del male sempre  , ho perso tempo e nessuno si e' degnato di spiegarmi che questo tempo non me lo avrebbero piu' reso , ma adesso che lo so' , io non faro' altrettanto con chi vedo che sta' perdendo tempo
e quindi moralmente te lo devo dire
A TE LO DICO
A TE CHE SEI BULIMICA
che mi leggi , che ti stai facendo del male da sempre , e che non riesci a smettere , lo dico a te , che stai perdendo tempo , inutilmente .
C'e' solo un modo per uscirne
il modo e' Filsofia Alimentare
se aspetti la tua forza di volonta' , perderai altro tempo
la forza di volonta' non serve , serve solo l'equilibrio ormonale , e sembrera' strano ma con il dr lemme lo raggiungi in fretta , non perdi tempo , e non perderai mai piu' altro tempo !!




 Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. 
Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. 
Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. 
Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell'agire diversamente dal dovuto.  
Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? 
Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata.
 Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. 
Tra un rinvio e l'altro la vita se ne va. 
 Niente ci appartiene, Lucilio, 
solo il tempo è nostro.
 La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: 
chiunque voglia può privarcene. 
Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l'unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire.
 Ti chiederai forse come mi comporti io che ti do questi consigli.
 Te lo dirò francamente: tengo il conto delle mie spese da persona prodiga, ma attenta. 
Non posso dire che non perdo niente, ma posso dire che cosa perdo e perché e come. 
Sono in grado di riferirti le ragioni della mia povertà. 
Purtroppo mi accade come alla maggior parte di quegli uomini caduti in miseria non per colpa loro: tutti sono pronti a scusarli, nessuno a dar loro una mano. 
 E allora? 
Una persona alla quale basta quel poco che le rimane, non la stimo povera; ma è meglio che tu conservi tutti i tuoi averi e comincerai a tempo utile. 
Perché, come dice un vecchio adagio: 
"È troppo tardi essere sobri quando ormai si è al fondo." 
Al fondo non resta solo il meno, ma il peggio. 
Stammi bene.
cit. da lettere a Lucillo di Seneca ( libro primo )



domenica 13 novembre 2011

Rocky ha sconfitto la Bulimia



Oggi sabato 12 Novembre , Sono andata all’ ennesimo  seminario di Fase I ,    all’ Accademia di Filosofia Alimentare , e dopo un pomeriggio ” evolutivo ” passato ad ascoltare una LEZIONE del Dr Lemme ( 4 ore di straordinarie informazioni , 4 ore di input , di possibilita’ di confronto , di ascolto , di scoperte , di ripasso , di allegria , di compagnia con gli altri cadetti , di assaggi gustosi ) dopo aver potuto razionalizzare per l’ennesima volta quello da cui sono guarita e cioe’ la BULIMIA , dopo tutte queste energetiche e positive emozioni … sono salita in macchina per tornare a casa , ho acceso la radio , e la prima canzone che e’ passata e’ stata quella del link qui sopra … ROCKY BALBOA…. e  ascoltandola ho provato una gioia immensa e una carica speciale … ho pensato … questa musica e’ la mia … questa e’ la mia colonna sonora !!! ANCHE IO HO VINTO LA MIA SFIDA , HO FATICATO , HO COMBATTUTO , HO VOMITATO TUTTO IL SANGUE CHE AVEVO ADDOSSO … in quel ring per  la sfida PIU’ GRANDE DELLA MIA VITA  mi  ha guidato  il Dr Lemme , e solo grazie a lui ho avuto finalmente il coraggio STENDERE AL TAPPETO IL MIO GROSSO NEMICO ” IL MIO  MALE DI VIVERE ”  !!!
ANDARE AD UN  SEMINARIO ,  DOPO 3 ANNI  CHE HO INIZIATO QUESTO  PERCORSO , MI  DA’ SEMPRE UNA GRANDE  FORZA E CONSOLIDA LA CONSAPEVOLEZZA CHE  CE L’HO VERAMENTE FATTA !!!
FIERA DI TUTTO QUESTO …. ORA MI SENTO FORTE , FORTISSIMA  PROPRIO GRAZIE A  QUESTA VITTORIA  …
E  SONO SEMPRE E ASSOLUTAMENTE CONSAPEVOLE CHE IL MERITO  E’ SOLO DI UN GENIO – ALBERICO DR LEMME  -


sabato 29 ottobre 2011

BRODO DI STECCHINO



Fiaba di Hans Christian Andersen 









«Il pranzo di ieri era squisito»                 raccontò una vecchia topa a un'altra che non aveva partecipato al banchetto. 
«Io sedevo al ventunesimo posto a partire dal vecchio re topo; non c'era poi male! Devo dirti delle portate? La successione era perfetta: pane affumicato, cotiche di lardo, candele di sego e salsicce - e poi da capo. Come se avessimo ricevuto due pranzi. C'era un'atmosfera proprio piacevole e si chiacchierava allegramente, come fossimo stati in famiglia. 
Non avanzò nulla, 
eccetto gli stecchini;
allora se ne parlò e si discusse di come fare il brodo di stecchino; ciascuno ne aveva sentito parlare, ma nessuno aveva mai assaggiato quel brodo e neppure lo sapeva fare. Si fece un bel brindisi all'inventore, che meritava di diventare presidente dell'assistenza pubblica. Non è spiritoso?
 Poi il vecchio re topo si alzò e dichiarò che la giovane topa che avesse saputo preparare quel brodo nel modo migliore sarebbe diventata regina. Concedeva di tempo per prepararsi un anno e un giorno.»
«Non sarebbe una cattiva idea!» esclamò l'altra topa «ma come si fa quel brodo?»
Già come si fa? se lo chiedevano tutte le tope, giovani e vecchie. Tutte avrebbero desiderato diventare regine, ma non volevano avere il fastidio di andarsene per il mondo a imparare il che era indispensabile. Non è da tutti abbandonare la famiglia e il proprio cantuccio; lontano da casa non si trovano tutti i giorni croste di formaggio, né si odorano le cotiche: si può morire di fame e forse essere mangiati vivi da un gatto!
Questi pensieri furono sufficienti a spaventare la maggior parte delle tope che volevano intraprendere il viaggio di istruzione; si presentarono pronte a partire solo quattro topoline, giovani e vivaci, ma povere; volevano dirigersi ognuna verso una delle quattro parti del mondo, così si sarebbe scoperto chi era la più fortunata. Ciascuna prese con sé uno stecchino, per ricordarsi il motivo del viaggio; sarebbe stato il loro bastone.
Partirono in maggio e ritornarono nel maggio dell'anno dopo, ma tornarono solo in tre, la quarta non si presentò né mandò notizie di sé, nonostante fosse giunto il giorno stabilito.
«C'è sempre qualche dolore anche nei momenti più felici» disse il re topo che diede ordine di invitare tutti i topi nel raggio di molte miglia e di riunirli in cucina.
 Le tre topoline che avevano viaggiato erano in disparte, una dietro l'altra; per la quarta che non era tornata, era stato innalzato uno stecchino con sopra un velo nero. Nessuno osò dire la propria opinione prima che le tre topoline avessero parlato e che il re avesse stabilito quello che bisognava dire.
Ora sentiremo!

1. Che cosa vide e imparò durante il viaggio la prima topolina

«Quando partii per il vasto mondo» disse la topolina «credevo, come tante altre della mia età, di possedere tutta la saggezza dell'universo, ma non era così; occorrono anni per arrivarci. Mi imbarcai subito su una nave che andava verso Nord. Avevo sentito che in mare il cuoco doveva essere in grado di arrangiarsi, ma è facile arrangiarsi quando si ha la dispensa piena di lardo, botti piene di pesce in salamoia e farina piena di vermi. Si vive proprio bene, ma non si impara nulla che serva a preparare il brodo di stecchino. Navigammo per molti giorni e per molte notti, e ci fu sia il dolce rollio che i cavalloni. Quando giungemmo a destinazione lasciai la nave: ero arrivata al Nord.
«È molto strano lasciare il proprio cantuccio, viaggiare per nave, che è pure una specie di cantuccio, e poi improvvisamente trovarsi lontano molte miglia in un paese straniero. C'erano grandi boschi di abeti e betulle che profumavano in modo così intenso! 
Non mi piaceva affatto! Anche le erbe selvatiche avevano un forte odore, io starnutii e pensai alla salsiccia.
 C'erano grandi laghi nei boschi, con l'acqua chiarissima, ma vista da lontano sembrava nera come l'inchiostro, vi nuotavano i cigni bianchi che io presi per schiuma, tanto erano immobili, ma poi li vidi volare e muoversi e li riconobbi: appartengono alla famiglia delle oche, lo si nota da come camminano: nessuno può negare le proprie origini! Io restai con i miei simili, mi unii ai topi dei campi e del bosco, che comunque erano molto rozzi, soprattutto per quanto concerne la cucina, e era proprio per quella che io ero andata all'estero. 
Che si potesse pensare di fare il brodo di stecchino lo trovarono strano, e se ne parlò subito per tutto il bosco, ma che il problema potesse venire risolto, lo giudicarono assolutamente impossibile. Neppure io immaginavo che proprio lì, quella stessa notte, sarei stata iniziata alla preparazione del brodo. 
Era la notte di mezza estate e per questo motivo - dicevano - il bosco profumava così intensamente, le erbe avevano un odore così forte e i laghi erano così chiari e allo stesso tempo così scuri con sopra i cigni bianchi. Al margine del bosco, fra tre o quattro case, era stato innalzato un palo, alto come un albero maestro, e in cima c'erano appesi nastri e ghirlande; era l'albero di maggio. I ragazzi e le fanciulle vi ballavano intorno e cantavano a gara col violino del suonatore. 
L'allegria continuò al tramonto e al chiaro di luna ma io non vi partecipai, che cosa ci farebbe una topolina a un ballo nel bosco? 
Restai seduta sul morbido muschio appoggiandomi allo stecchino. La luna illuminava soprattutto una radura dove si trovava un albero coperto di muschio finissimo, oserei dire che era delicato come la pelle del re, ma era verde, e questo era un bene per gli occhi. Improvvisamente giunsero a passo di marcia delle graziosissime personcine, così piccole che mi arrivavano al ginocchio; sembravano uomini ma erano meglio proporzionati. Si chiamavano elfi e indossavano abiti leggerissimi fatti di petali di fiore e avevano ali di mosche e di zanzare. Non erano affatto male! Si capì che stavano cercando qualcosa, io non sapevo che cosa, ma alcuni di loro vennero verso di me e il più distinto indicò il mio stecchino e disse: "È proprio quello di cui abbiamo bisogno! è appuntito, va benissimo!" e si entusiasmò sempre più guardando il mio bastone da viaggio.
«Potete prenderlo in prestito, ma dovete rendermelo!» dissi.
«Non lo terremo!» esclamarono tutti insieme, presero lo stecchino, lo portarono ballando fino a quella radura di muschio sottile e lì lo piantarono in mezzo al verde. Anche loro volevano un albero di maggio, e quello che ora avevano era proprio adatto a loro, come fatto apposta. Venne decorato, e allora sì che fu uno spettacolo!
«Piccoli ragni vi tesserono intorno fili d'oro, appesero veli e bandiere svolazzanti, tessute così finemente e così bianche al chiaro di luna, che mi facevano male agli occhi, presero i colori dalle ali delle farfalle e li sparsero su quelle tele bianche, che ri splendettero di fiori e diamanti. Non riconoscevo più il mio stecchino, un albero di maggio come quello non si trovava da nessun'altra parte del mondo. Solo allora arrivò la vera compagnia degli elfi, tutti senza vestiti, più delicati di così non potevano essere, e io venni invitata a andare a vedere quello splendore, ma da lontano, perché per loro ero troppo grande.
«Cominciò la musica! Fu come se migliaia di campane di vetro risuonassero in modo così forte che credetti fossero i cigni a cantare, e mi sembrò di sentire anche il cuculo e il tordo alla fine fu come se tutto il bosco stesse cantando: c'erano voci di bambini, rintocchi di campane e cinguettìi d'uccello, le melodie più belle, e tutta quella meraviglia proveniva dall'albero di maggio degli elfi, che era tutto un carillon di campane, e dire che era il mio stecchino! Non avrei mai creduto che si potessero ottenere tante cose da uno stecchino, ma naturalmente dipende dalle mani in cui capita. Mi commossi, piansi come può piangere una topolina, di gioia.
«La notte fu troppo breve, ma non può essere più lunga lassù, in quella stagione. All'alba arrivò un venticello, lo specchio d'acqua del lago si increspò, tutte quelle bandiere e quei veli sottili e svolazzanti volteggiarono nell'aria, quei padiglioni di ragnatele che dondolavano, quei ponti pensili e quelle balaustre, o come si chiamano, tese di foglia in foglia volarono via come niente. Sei elfi mi riportarono lo stecchino e mi chiesero se potevano esaudire qualche mio desiderio. Io chiesi loro di dirmi come si fa il brodo di stecchino.
«"Come lo facciamo?" disse il più distinto di loro, ridendo. "L'hai appena visto! Quasi non riconoscevi più il tuo stecchino!"
«"Ah, lei parla di quello?" chiesi, e raccontai il perché del mio viaggio e che cosa ci si aspettava in patria. "Che vantaggio avrà il re topo" conclusi "e tutto il nostro potente regno, dalle bellezze che ho visto? Non posso farle uscire dal mio stecchino e dire: Questo è lo stecchino, ora viene il brodo! Sarebbe un piatto adatto per chi è già sazio!"
«Allora l'elfo infilò il mignolo in una violetta e mi disse: "Stai attenta: spalmo il tuo bastone, così quando arriverai al castello del re topo, e toccherai il suo caldo petto con il bastone, spunteranno dallo stecchino delle viole, anche in pieno inverno. Ecco, adesso hai qualcosa da portare a casa, e poi un'altra cosa!"» ma prima di raccontare quale fosse quest'altra cosa, la topolina toccò col suo bastone il petto del re e, veramente, spuntò fuori uno splendido mazzo di viole, che avevano un profumo così forte che il re topo ordinò ai topi che erano più vicini al camino di mettere subito le code sul fuoco per avere un po' di odor di bruciato, dato che l'odore delle viole era insopportabile: non era roba per loro.
«Che cos'è l'altra cosa di cui parlavi?» chiese il re topo.
«Ah, sì» disse la topolina «è quel che si dice una sorpresa» e subito voltò lo stecchino e non ci fu più neppure un fiore, ora aveva di nuovo lo stecchino liscio e lo sollevò come una bacchetta.
«"Le viole sono fatte per la vista, l'odorato e il tatto" mi disse l'elfo "ma restano ancora il gusto e l'udito!"» e la topolina batté la bacchetta. Si sentì una musica, non come quella che risuonava nel bosco durante la festa degli elfi, no, la musica che si sente di solito in cucina. E che da fare! Improvvisamente fu come se il vento soffiasse tra tutte le canne del camino; pentole e pentolini ribollivano, la paletta della cenere batté sul paiolo d'ottone e poi tutto si calmò di colpo. Si sentì solo il fischio soffocato della teiera, così strano che non si capiva se si stesse spegnendo o se avesse appena cominciato. Il pentolino bollì e poi anche la pentola grande, e non badarono affatto l'uno all'altra, era come se non ci fosse stato dentro mente. La topolina agitava la bacchetta con sempre maggior forza, le pentole schiumavano, borbottavano e bollivano, il vento fischiava, il camino sibilava. Uh! divenne così terribile che perfino la topolina perse la bacchetta.
«Che brodo difficile!» esclamò il vecchio re topo «quando arriva la pietanza?»
«È tutto qui» disse la topolina inchinandosi.
«Tutto qui! Ora sentiamo cosa ha da raccontare la prossima» concluse il re topo.

2. Cosa aveva da raccontare la seconda topolina

«Io sono nata nella biblioteca del castello» disse la seconda topolina. «Né io né molti della mia famiglia abbiamo mai avuto la gioia di entrare in sala da pranzo, e tanto meno in dispensa; solo durante il mio viaggio, e ora qui, ho visto una cucina. In biblioteca abbiamo spesso sofferto la fame, ma abbiamo anche imparato molte cose.
 Quando ci giunse la notizia del premio reale messo a disposizione di chi avrebbe saputo preparare il brodo di stecchino, la vecchia nonna tirò fuori un manoscritto non riuscì a leggerlo ma lo aveva sentito leggere e diceva così: "Se uno è poeta sa ottenere brodo da uno stecchino". Mi chiese se ero poeta Sapevo di non esserlo, così lei disse che dovevo cercare di diventarlo. Le chiesi allora che cosa occorresse per diventarlo, dato che per me era difficile quanto preparare il brodo; la nonna però aveva sentito leggere tutto e disse che erano necessarie tre cose: intelligenza, fantasia e sentimento. "Se riuscirai a averli dentro di te, sarai poeta e risolverai anche la faccenda del brodo di stecchino."
«Così me ne andai verso occidente nel vasto mondo per diventare poeta. Sapevo che l'intelligenza era la cosa più importante in assoluto; le altre due parti non avevano lo stesso peso. Così cominciai a cercare quella, ma dove stava? "Va' dalla formica e diventa saggio!" aveva detto un grande ebreo io lo sapevo dalla biblioteca, e non mi fermai finché non raggiunsi il primo grande formicaio, dove mi appostai per diventare saggia.
«Le formiche sono una popolazione molto rispettabile, sono tutta intelligenza. Ogni cosa presso di loro è come un calcolo matematico giusto. Lavorare e deporre le uova, dicono, vuol dire vivere nel presente e pensare al futuro e è proprio quello che fanno. Si dividono in formiche pure e impure, ognuna ha un numero d'ordine, la regina delle formiche è il numero uno e la sua opinione è l'unica giusta: è un vero pozzo di scienza, e questo mi fu molto utile saperlo. 
Disse tante cose così intelligenti da sembrarmi stupide. Disse che il loro formicaio era la cosa più alta del mondo; ma vicino al formicaio c'era un albero che era più alto, molto più alto, e poiché non si poteva negarlo, di quello nessuno parlava. 
Una sera però una formica si era perduta lassù, e si era arrampicata lungo il tronco, non fino alla cima, ma certo molto più in alto di quanto fosse mai arrivata una formica; quando poi tornò indietro e arrivò a casa, raccontò nel formicaio che esisteva fuori qualcosa che era molto più alto del formicaio, ma le altre formiche trovarono queste asserzioni un'offesa contro tutta la società e perciò condannarono la formica a portare la museruola e all'eterna solitudine.
 Poco tempo dopo un'altra formica arrivò all'albero e fece la stessa strada e la stessa scoperta, ma ne parlò, come si dice, con ragionevolezza e diplomazia; inoltre era una formica rispettata, una delle pure, così le si credette e quando morì le fu innalzato un guscio d'uovo, come monumento, per le sue benemerenze scientifiche. 
Ho visto» continuò la topolina «che le formiche corrono continuamente con il loro uovo sulla schiena. Una di loro una volta lo perdette, e ebbe un bel daffare per ritirarlo su, ma non ci riuscì ugualmente, così arrivarono altre due formiche che l'aiutarono più che poterono, fino a rischiare di perdere anche il loro uovo, allora subito rinunciarono a quello che stavano facendo, perché ognuno pensa prima a se stesso. 
La formica regina commentò il fatto dicendo che le due avevano mostrato buon cuore e intelligenza. "Quelle due hanno posto noi formiche al posto più elevato tra le creature che possiedono la ragione. L'intelligenza deve avere per noi un'importanza particolare, e io ne ho più di tutti!" e si alzò sulle zampe posteriori, mettendosi bene in mostra. 
Non potevo sbagliarmi, e così la divorai. "Va' dalla formica e diventa saggio!" e ora io avevo la regina.
«Mi avvicinai al grande albero di cui avevano parlato: era una quercia con un tronco molto alto, una folta corona, e era molto vecchio. Sapevo che vi abitava una creatura vivente, una donna, chiamata driade, nata con l'albero e destinata a morire con lui. Ne avevo sentito parlare in biblioteca; ora potevo vedere un tale albero e una tale fanciulla. 
Lei emise un grido spaventoso quando mi vide così vicino, aveva, come tutte le donne, molta paura dei topi, ma lei aveva una ragione in più perché io potevo rosicchiare completamente l'albero, e la sua vita dipendeva da
«Tornai a casa, alla biblioteca, e divorai subito un intero romanzo, o meglio la parte morbida, quella vera, mentre invece lasciai la crosta, la rilegatura. 
Una volta digerito quello, e un altro ancora, sentii come si rimescolava dentro di me, ne mangiai un po' di un terzo e così divenni poeta: lo dissi a me stessa e agli altri.
 Mi venne mal di testa, mal di pancia, e non so tutti gli altri dolori che mi vennero; pensai allora a tutte le storie che potevano essere collegabili a uno stecchino, così mi vennero in mente così tanti stecchini, bastoni e bastoncini. 
La formica regina aveva avuto una mente eccezionale, così io pensai all'uomo che si mise in bocca uno stecchino bianco e così sia lui che lo stecchino divennero invisibili, pensai alla vecchia birra con lo stecchino dentro, pensai all'espressione "fare da palo", "mettere i bastoni tra le ruote" e "il bastone della vecchiaia". 
Tutti i miei pensieri finivano in stecchini. Si possono pensare tante cose sugli stecchini solo se si è poeti, e io lo sono e ho faticato molto per diventarlo. Perciò potrò servirvi ogni giorno uno stecchino, cioè una storia; e questo è il mio brodo!»


«Adesso sentiamo la terza!» esclamò il re topo.
«Pip, pip!» si sentì dalla porta della cucina, e entrò una topolina, la quarta, quella che credevano morta.
 Lo stecchino col velo nero cadde, lei aveva corso giorno e notte, aveva preso la ferrovia, un treno merci che in quel momento passava, eppure era quasi arrivata troppo tardi. Avanzò, tutta trafelata aveva perso lo stecchino, ma non la lingua. 
Cominciò subito a parlare, come se si fosse aspettato solo lei, come se si avesse voluto ascoltare solo lei, come se nient'altro di interessante fosse mai esistito al mondo. Parlò subito e si sfogò.
 Era arrivata così inaspettatamente che nessuno ebbe il tempo di trovare da ridire su di lei o su quel che diceva. 
Ma adesso sentiamolo!

3. Che cosa raccontò la quarta topolina che parlò prima della terza

«Andai subito nella città più grande» raccontò.
 «Non ricordo il nome, non li ricordo mai. Dalla quello. Le parlai in modo amichevole e con confidenza, le feci coraggio e lei mi prese nella sua mano sottile e quando ebbe saputo perché mi trovavo nel vasto mondo, mi promise che forse quella sera stessa avrei posseduto un altro di quei due tesori che ancora stavo cercando. 
Mi raccontò di Fantasio, un suo caro amico, bello come il dio dell'amore, che spesso si riposava per qualche minuto sotto i rami frondosi dell'albero, che allora fremevano ancora più forte su di loro. 
Fantasio la chiamava la sua driade, e anche la quercia era il suo albero; la potente, robusta e grande quercia era proprio di suo gusto: le radici si estendevano profonde nel terreno, il tronco e la corona si sollevavano nell'aria fresca e conoscevano la bella neve, i venti taglienti e il caldo sole.
 Poi disse così: "Gli uccelli cantano lassù e raccontano delle terre straniere! Sull'ultimo ramo morto una cicogna aveva costruito il nido; ci stava proprio bene e poi si poteva ascoltare qualcosa del paese delle piramidi. 
Fantasio sa sempre apprezzare tutte queste cose, ma non gli bastano più, così devo raccontargli io stessa della vita del bosco, da quando ero piccola e l'albero era così minuscolo che un'ortica avrebbe potuto nasconderlo, fino a questo momento in cui l'albero è ormai diventato grande e robusto. 
Adesso siediti lì sotto una apserula e sta' attenta. Quando Fantasio arriverà, troverò certo l'occasione di tirargli le ali e di strappargli una piccola penna; prendila, nessun poeta ne ebbe una migliore! e certo ti basterà".
«Fantasio arrivò, la penna fu strappata e io la presi» proseguì la topolina «e la tenni nell'acqua perché diventasse morbida.
 Fu comunque difficile mangiarla, ma io ce la feci ugualmente. Non è così semplice rosicchiare fino a diventar poeta, c'è tanta roba da scartare!
 Ormai possedevo due qualità: l'intelligenza e la fantasia e con loro capii che la terza l'avrei trovata in biblioteca: infatti un grande uomo aveva scritto che esistevano romanzi che da soli erano in grado di liberare gli uomini dalle lacrime inutili, come spugne che assorbono i sentimenti. Mi ricordai di alcuni libri che mi erano sempre sembrati appetitosi; erano stati letti tanto e erano così unti che dovevano aver assorbito un flusso senza fine di lacrime.
stazione andai subito alla polizia, con la merce confiscata e poi dal carceriere, il carceriere stava parlando dei suoi prigionieri, soprattutto di uno che aveva pronunciato parole avventate, parole che vennero ripetute, lette e trascritte.
 "Tutto non è altro che brodo di stecchino!"
 aveva esclamato "ma quel brodo può costargli la testa!" così mi interessai a quel prigioniero» spiegò la topolina «e approfittando dell'occasione giusta scivolai fino da lui; dietro le porte chiuse c'è sempre un buco per un topo! Era pallido, aveva la barba lunga e grandi occhi lucenti. La lampada fumava ma le pareti erano ormai abituate e non si annerivano più. Il prigioniero incideva sulle pareti figure e versi, bianco su nero, ma io non le lessi. Credo che si annoiasse; fui quindi un'ospite gradita. 
Mi attirava con briciole di pane, con fischi e parole dolci. Era molto contento vicino a me, ottenni la sua fiducia e diventammo amici. 
Divideva con me il pane e l'acqua, mi dava formaggio e salsicce, io vivevo proprio bene, ma a trattenermi era soprattutto la compagnia. 
Lasciava che gli corressi sulla mano e sul braccio, fino nella manica; che mi arrampicassi sulla barba; mi chiamava la sua piccola amica.
 Mi affezionai molto a lui, queste cose sono sempre reciproche. Dimenticai il mio scopo, dimenticai lo stecchino in una fessura del pavimento, e è ancora là. 
Volevo restare dove mi trovavo; se me ne fossi andata, il povero prigioniero non avrebbe più avuto nessuno, il che è troppo poco in questo mondo. Io rimasi, lui no! 
Mi parlò con tono così addolorato l'ultima volta, mi diede doppia razione di pane e croste di formaggio, mi mandò dei baci con la punta delle dita, se ne andò e non ritornò più. Non conosco la sua storia. 
"Brodo di stecchino!" commentò il carceriere, e io andai da lui, ma non avrei dovuto fidarmi; mi prese in mano e mi mise in una gabbia, di quelle col cilindro: terribili! Si continua a correre, non si arriva da nessuna parte e si fa solo ridere.
«La nipotina del carceriere era una bambina graziosa, aveva riccioli d'oro, occhi felici e una bocca che rideva. 
"Povero topolino!" disse, guardando la mia brutta gabbia; poi tolse il fermo di ferro e io saltai giù dal davanzale e uscii sulla grondaia del tetto.
 Libera, libera! Pensai solo a questo e non certo allo scopo del viaggio!
«Era ormai buio, era quasi notte e mi rifugiai in una vecchia torre, dove abitavano un guardiano e una civetta. Io non credevo più a nessuno, neppure alla civetta. 
Questa assomiglia a un gatto e ha di solito il terribile difetto di divorare i topi, ma ci si può sempre sbagliare, e così accadde anche a me. 
Quella era una vecchia civetta rispettabile e oltremodo istruita; ne sapeva più del guardiano e tanto quanto me. I suoi piccoli facevano storie per niente, così lei esclamò: "Non fate il brodo di stecchino!", e fu la cosa più severa che potesse dire, perché era tanto affezionata alla sua famiglia.
 Provai molta fiducia per lei e dissi "pip" dalla fessura in cui mi trovavo; a lei piacque quella fiducia e mi assicurò che ero ormai sotto la sua protezione. 
Nessun animale avrebbe potuto farmi del male, ci avrebbe pensato lei in inverno, quando ci fosse stata carenza di cibo.
 Era intelligente in tutto, mi mostrò che il guardiano sapeva solo soffiare in un corno che portava appeso al fianco. "Per questo si crede chissà che cosa, pensa di essere lui la civetta della torre! Si dà molte arie, ma in realtà non è niente! È solo brodo di stecchino!" Le chiesi la ricetta, così mi spiegò:
 "Brodo di stecchino è solo un modo di dire che viene interpretato in maniere diverse e ognuno crede che la propria sia quella giusta, ma in realtà non è niente!".
«"Niente!" esclamai. Che colpo! La verità non è sempre piacevole, ma la verità è la cosa suprema. 
Così aveva detto anche la vecchia civetta. 
Pensai che se avessi portato con me la cosa suprema, avrei portato con me molto più di un brodo di stecchino.
Così m'affrettai a partire per arrivare a casa in tempo e portare il meglio e la cosa suprema: la verità! I topi sono un popolo illuminato e il re dei topi è al di sopra di tutti.
È in grado di rendermi regina per amore della verità.»


«La tua verità è menzogna!»
 disse la topolina che non aveva ancora potuto parlare
. «Io so fare il brodo, e lo farò!»

4. Come venne preparato

«Io non ho affatto viaggiato»
 raccontò la quarta topolina.
 «Sono rimasta in patria, davvero! Non è certo necessario viaggiare, si può ottenere tutto qui. Io sono rimasta, e quello che so non l'ho appreso da creature soprannaturali, non mangiando o parlando con le civette. Lo so perché ci ho pensato da sola. Mettete il paiolo sul fuoco, riempitelo bene d'acqua, accendete il fuoco, fatelo ardere finché l'acqua non bolle e strabolle, poi gettate lo stecchino. Il re topo dovrebbe allora degnarsi di gettare la coda dentro, nell'acqua bollente e di girarla. Più a lungo rimestolerà il tutto, più saporita sarà la zuppa; non costa niente, non ha bisogno di condimento, basta girarla!»
«Può farlo anche un altro?» chiese il re topo.
«No!» rispose la topolina 
«questa forza si trova solo nella coda del re!»
L'acqua bollì e strabollì e il re si mise vicinissimo, in modo quasi pericoloso, e vi infilò la coda, come fanno di solito i topi nelle latterie, quando schiumano la panna da un recipiente con la coda e poi se la leccano, ma la sua si trovò nel vapore bollente, così lui saltò subito giù.
«Naturalmente sarai regina!» esclamò 
«il brodo di stecchino aspetteremo a farlo alle nostre nozze d'oro, così i poveri del regno si rallegreranno in previsione di questa festa e sogneranno a lungo!»
Si celebrarono le nozze, 
ma molti topi, tornando a casa, dissero: 
«Non si poteva certo chiamare brodo di stecchino, era piuttosto brodo di coda di topo!». Alcuni particolari di quello che era stato raccontato sembravano giusti anche a loro, ma l'insieme avrebbe potuto essere diverso! 
«Io avrei raccontato così e così...»
Era la critica, sempre ricca del senno di poi.
Questa storia girò il mondo, suscitando diverse opinioni,
 ma la storia in sé mantenne la sua armonia, 
e questa è la cosa più giusta,
 sia nelle cose grandi che in quelle piccole,
e anche nel brodo di stecchino. 
Basta non aspettarsi ringraziamenti!

FINE

sabato 22 ottobre 2011

STRISCIA LA NOTIZIA : PANE AL PANE ... NIENTE DI NUOVO PER FILOSOFIA ALIMENTARE





















GUARDATE CON ATTENZIONE QUESTO VIDEO 

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?13780



 queste cose vengono INSEGNATE da piu' di 10 anni  dal Dr Lemme ,

 queste cose fanno parte del bagaglio di informazioni che vengono acquisite da chi segue 
FILOSOFIA ALIMENTARE

queste informazioni riguardano tutti perche' TUTTI MANGIANO IL PANE  
 
il problema e' : 
TU SAI CHE PANE MANGI ??? 

ogni giorno ti avvelenano e tu non lo 
sai !!!





 IL BIOLOGO DICE : io sono preoccupato , vedo sempre piu' persone che vngono da me come nutrizionista che hanno un diabete di secondo tipo mellito , problemi di cardiopatie , problemi di ipertensione , il " fegato grasso " che adesso sembra diventato una regola .. a parer mio MANGIAMO TROPPE FARINE RAFFINATE !!!









LA CARDIOLOGA DICE : ( esperta di ipertensione ) DICE : io conosco i miglioratori delle farine , il problema e' che adesso si sa' che l'ipertensione nella gran parte della popolazione al giorno d'oggi si associa al grasso viscerale ( aumento della glicemia aumento dei trigliceridi aumento della pressione arteriosa ) il motivo e' che si continua a mangiare il pane MA LA GENTE NON SA' CHE STA' MANGIANDO PANE MIGLIORATO CON ADDITIVI CHIMICI , e non lo sa' per IGNORANZA ma perche' non esiste una legge che prevede di indicarne la presenza nel PANE COMUNE !!!